“I mali che fuggi sono in te”
(Seneca)
Giornalista, cacciatore di nicchie, romantico metropolitano
“I mali che fuggi sono in te”
(Seneca)
Palazzo delle esposizioni, Roma, mostra “Tecniche d’evasione”
Anteprima per la stampa.
Roma
Roma
Occorre dunque impedire l’accesso del casuale e del gratuito al concatenarsi delle rappresentazioni.
(Marco Aurelio)


“Perché il tuo compito è questo: impersonare bene il ruolo assegnato; sceglierlo tocca ad altri”.
(Manuale di Epitteto; foto scattata al #PrixItalia nella Sala delle Cariatidi, Casa dei Cavalieri di Rodi, #Roma).
#FotografiaStoica

“Non ce la faccio più”, sospira uno stanchissimo Nicola Zingaretti quando David Sassoli va a salutarlo. E dire che il comizio che vede per la prima volta insieme il segretario del Pd, quello degli scissionisti Mdp, Roberto Speranza, e il candidato Pse alla guida della Commissione europea, Frans Timmermans, è appena cominciato. Ma per Zinga il tour elettorale europee dura da settimane: un giro fra città e paesini di cui i telegiornali, si lamenterà lui stesso poco dopo dal palco, sembrano quasi non accorgersi.

Questo martedì sera, a Roma, in un locale in zona Piramide, lo abbraccia una sala stracolma di giovani (dell’appuntamento, d’altronde, è protagonista anche Caterina Cerroni, 27 anni, candidata dem nella circoscrizione Sud). Abbracci. C’è anche quello fra Zingaretti e Speranza, di nuovo compagni di strada anche se non di partito. Ora l’ex capogruppo Pd è sul palco e scandisce: “Negli ultimi venti anni siamo stati subalterni alle politiche neoliberali”, ecco perché ora trionfano le destre; “Basta austerità, basta rigore”, la strada da percorrere è quella spagnola; “Viva Pedro Sánchez”. E viva Thomas Piketty “il cui manifesto deve essere parte della nostra agenda”.

Zingaretti, quando è il suo turno, fino a Piketty non si spinge, ma tenta di non essere troppo da meno: “Le democrazie non sopravvivono a tassi di disuguaglianza alta quanto in Italia, è cresciuta a livelli insopportabili”; “La missione dell’Europa è difendere le persone dalla violenza dell’economia globale”; e, quasi a prevenire una possibile obiezione: “Questo è il contrario del nazionalismo”. Stanco ma non domo, Zinga: “Bisogna combattere, questa volta non è come le altre: i populisti sono la negazione delle democrazie liberali”.

Timmermans è un robusto olandese innamorato del Belpaese, parla un italiano impeccabile e deve aver capito quali sono i tasti su cui i nostri politici battono per cercare il contatto con il popolo. “Sappiate”, esordisce, “che per me in Italia c’è un solo capitano: Francesco Totti”, rispondendo alla scherzosa lamentatio di Speranza per l’addio di De Rossi. Poi, però, le proposte concrete le tira fuori, e sono intonate al registro dell’incontro: salario minimo europeo, tassa per le multinazionali almeno al 18%, azzerare le differenze salariali fra uomini e donne, un piano per l’emergenza abitativa. Ah, sì: e un programma Erasmus per gli studenti africani. Volevate una conferma che Timmermans legge molto i giornali italiani? Eccola: “Ho visto questo ragazzo di Torre Maura, Simone… e mi ha ispirato… il suo coraggio dovrebbe ispirare tutti noi”. Per ora ispira gli applausi, fragorosi, della platea.










